Landini 1

Massimiliano Damerini interpreta Carlo Alessandro Landini, Piano Sonata nr. 5 – Recensione CD

ASCOLTANDO I/4

Carlo Alessandro Landini, Piano Sonata nr. 5
Interprete Massimiliano Damerini, pianoforte
ed. Da Vinci Classics
https://davinci-edition.com

Carlo Alessandro Landini può vantare un percorso formativo che lo ha portato dagli studi di pianoforte e composizione dei conservatori di Milano e Parigi al Fullbright Award per poi studiare e insegnare all’Università della California a San Diego, essere Research Scientist presso il Music Department della Columbia University, tenere seminari nella Eastman School di Rochester e a Buffalo (SUNY), essere invitato come Visiting Professor alla UMBC di Baltimore ed essere ospite del Californian Institute of the Arts (Los Angeles) e della University of New Mexico (John Donald Robb Musical Trust Composers’ Symposium, Albuquerque, NM) ed infine essere Visiting Professor alla MHS di Trossingen. Il suo palmares compositivo conta premi nazionali e internazionali (il Valentino Bucchi di Roma, l’Ennio Porrino di Cagliari, l’Ernest Bloch di Lugano, il Kazimierz Serocki di Varsavia, l’Alexander Tansman di Łódź, il Witold Lutosławski di Varsavia, il Sergej Prokof’ev di San Pietroburgo e il Francesco Siciliani di Perugia).
In queste scarne righe è possibile intravvedere una personalità musicale spiccata che – malgrado la più che decennale cattedra di Composizione al Conservatorio di Piacenza – sente la necessità di dar prova di sé in una ricerca che non si limita al mondo della composizione musicale e alla didattica, ma che guarda e si esprime anche con una visione olistica, una riflessione che si esplica nel pensiero estetico-filosofico, mediato dalle parole e intrecciato a filo doppio con l’espressione compositiva. Ed infatti è del 2021 il suo ultimo libro dal titolo L’orecchio di Proteo. Saggio di neuroestetica musicale. Ambiguità, trappole cognitive, strategie decisionali, pubblicato dalla LIM edizioni.


La Sonata n. 5, che è il contenuto del doppio CD che stiamo presentando, si propone come un ascolto fuori dal tempo in un continuum, un fluire di suoni. Nella sua versione integrale la Quinta Sonata dura sette ore, ma nella versione per il CD è stata ridotta a tre ore e mezza, registrate in un take unico il 7 maggio 2015 nel Teatro Giuseppe Verdi a Fiorenzuola D’Arda. Il pianista – in questo caso un Massimiliano Damerini che si dimostra essere decisamente resiliente – non ha pause. I 10 movimenti, segnati nei due CD con i numeri romani in due serie di 5, ci danno il senso di una neutralità d’ascolto, voluta e cercata. Ad un primo approccio, la sensazione è quella di un fluido scorrere di note, a cui l’ascoltatore non può fare altro che abbandonarsi, poiché a causa della lunghezza della partitura non è possibile creare o sintetizzare la bolla d’ascolto bouleziana. A causa della sua monumentalità e della mancanza di tensioni armoniche, chi ascolta si sente incapace di una qualsiasi descrizione di queste 653 pagine che mettono a dura prova sia psicologicamente che fisicamente l’interprete. In questo scorrere di note c’è un’analogia con la pienezza e costante (r)esistenza ontologica della vita che non si può cogliere, capire, ma solo esperire. Massimiliano Damerini ci presenta un’interpretazione volutamente neutra, ma comunque attenta alle sfumature interpretative, fluida nel suo scorrere senza eccessi e ci fa schopenhauerianamente intravvedere ciò che si trova oltre il velo di Maya in un “ascoltare lentamente, leggere lentamente, guardare il creato con occhi nuovi e con studiata, compassionevole e partecipe lentezza” che ci fa “cogliere il segreto respiro della natura al di là degli elementi distrattori che vorrebbero impedirci di farlo” (cit. Landini). Chi si appresta all’ascolto in realtà sospende se stesso dalla sua vita e per tre ore e mezzo segue il sentiero tracciato per lui da Landini.


Con questa sonata Landini approfondisce ulteriormente il suo percorso di ricerca su uno degli elementi fondanti della composizione musicale: il tempo musicale. Il suo è un percorso intrapreso già con le prime due sonate che vantano una lunghezza vicina all’ora e venti minuti. A questa sonata il compositore ha dedicato per cinque anni la sua attenzione compositiva, dal 2009 al 2014, per arrivare infine al suo completamento con la messa in scena nel 2015.


A fronte del booklet di questa sonata un’immagine che pare antica ma non lo è. Si tratta de “Il Ratto di Ganimede” del pittore accademico italiano Carlo Maria Mariani che testimonia, come anche il mondo compositivo di Carlo Alessandro Landini, il profondo inscindibile legame con la ricerca di una bellezza che riecheggia il mondo classico, fondativo del nostro essere europei; un mondo rivisto e rielaborato nei suoi elementi primi con una gentilezza, pacatezza e mitezza che però ci portano nel contemporaneo, un mondo rivisitato, ma non stravolto, riconoscibile, ma posto nel mondo d’oggi, così come l’uso della scala ottofonica, che Landini utilizza, ci fa scivolare verso un orizzonte nuovo e (forse) fertile di sviluppi ancora non del tutto maturati e indagati.

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