Il 20 ottobre 1722 moriva a Capodistria il compositore, organista, intellettuale Antonio Tarsia che è stato per molti decenni l’organista e maestro di cappella del Duomo della città.
Rampollo di una delle famiglie nobiliari più in vista della città giustinopolitana, Antonio – pur avendo la possibilità di trasferirsi in città più importanti – decise di rimanere nella sua città natale e di affiancare al lavoro di notaio, quello del musicista, facendolo diventare la sua occupazione principale. La sua attività musicale è legata a filo doppio alla musica sacra, quella che si proponeva alla Cattedrale dell’Assunta e di San Nazario.
A 300 anni dalla morte possiamo oggi dire che Antonio Tarsia è stato ed è tutt’ora uno dei compositori istriani più importanti che ha indubbiamente segnato un epoca.
Tra i ricercatori che si sono occupati di Antonio Tarsia la musicologa slovena Metoda Kokole, direttrice dell’Istituto di Musicologia dell’Accademia delle scienze e delle arti di Lubiana. A lei dobbiamo gli ultimi approfondimenti musicologici che ci danno l’idea della vivacità della vita musicale a Capodistria.
Al Festival di Radovljica 2022 hanno deciso di dedicargli un concerto, tenuto dall’ensemble Musica Cubicularis, di cui è direttore artistico il violagambista sloveno Domen Marinčič che è anche il direttore artistico del festival dell’Alta Carniola (Gorenjska).
Nel video qui sotto l’intervista pre-concerto che ho realizzato con Marinčič, in cui abbiamo parlato del festival, di Tarsia e dei progetti per il futuro che vedono all’orizzonte anche un album con brani del compositore capodistriano.