articolo apparso sulla rivista Choralia n.55
Trieste, città cosmopolita, città di traffici, scambi e contatti internazionali, città di Joyce e Svevo, città in cui la cultura era un bene in cui investire, in cui investivano tutti e tre i grandi gruppi etnico-nazionali che vivevano come autoctoni nella capitale giuliana. Il saggio mette a confronto le attività culturali e musicali e trae come conclusione che Trieste si era trovata nella invidiabile posizione di essere l’unica città dell’impero austroungarico a poter vantare tanta vivacità e civile competizione.