Nato nel 1850 a Lussinpiccolo, Giuseppe Kaschmann è diventato uno dei baritoni più in vista del periodo tra il XIX° e il XX° secolo. Dopo gli studi musicali udinesi, la sua carriera è iniziata all’Opera di Zagabria, dove conobbe il direttore d’orchestra e sovrintendente del teatro d’opera della capitale croata Ivan de Zajc. Dopo il periodo zagabrese il 25-enne baritono si spostò in Italia, dando così l’avvio ad una carriera internazionale che lo ha portato nelle Americhe (ingaggiato nel 1883 per la stagione d’apertura del Metropolitan di New York), in Egitto, in Polonia, in Russia, per toccare anche il Festival di Bayreuth.
Kaschmann è stato un baritono dalla voce possente e omogenea, dall’ottima dizione, dalle indubbie qualità attoriali e dall’ottima presenza scenica, unite alla facilità di apprendere le lingue (al culmine della carriera ne conosceva ben sette: italiano, tedesco, francese, inglese, croato, spagnolo e portoghese).
Donato dalla nipote Giovanna Stuparich Kaschmann, gran parte del suo lascito (i cimeli, premi, decorazioni, costumi di scena, quadri di famiglia, medaglie, dischi a 78 giri, articoli di giornale, lettere e documenti vari) si trova al Civico Museo Teatrale Schmidl, dove sono oggi visibili, consultabili e alcuni anche esposti nelle sale del Museo triestino.
Qui le poche registrazioni d’epoca che ci sono rimaste con la sua voce:
Chi volesse saperne di più, può farlo nell’articolo per l’inserto del sabato Il piccolo libri del giornale Il Piccolo di Trieste.