ASCOLTANDO I/3
Francesco Pennisi, Complete works for solo piano
Stefano Cascioli, pianoforte
T.T. 50.02
Stradivarius, 2020
Stefano Cascioli è un giovane di talento che ha trovato la sua strada lavorativa all’estero, oggi si direbbe un expat, un cervello in fuga. Nato nel 1995 a Trieste da genitori musicisti, ha alle spalle una solida preparazione accademica che comprende, oltre al pianoforte, anche il compimento degli studi di violino, composizione e direzione d’orchestra. In questo periodo, che lo vede impegnato come maestro sostituto al Teatro tedesco di Erfurt, ha scelto di dedicare il suo tempo libero alla registrazione del suo primo CD, realizzato sul prezioso Steinway del 1939, che il teatro di Erfurt gli ha messo generosamente a disposizione. La scelta dei brani del CD è molto interessante e decisamente fuori dal coro: si tratta di un CD monografico, dedicato alla musica pianistica del compositore Francesco Pennisi, una delle personalità eccentriche della musica contemporanea italiana del secondo dopoguerra.
Discendente di una famiglia dell’antica artistocrazia siciliana, di cui fu ospite Wagner nella sua sosta ad Arcireale, Pennisi si formò attraverso lo studio delle arti e della letteratura e si avvicinò alla musica da autodidatta, incontrando in questo percorso la severità della musica di Dallapiccola, rimanendone folgorato. Dalla sua città d’origine, caratterizzata da una forte impronta barocca, Francesco Pennisi si trasferì nel 1953 a Roma ed esordì ufficialmente come compositore nel 1962 (dopo aver studiato con Robert W. Mann) con il brano L’anima e i prestigi alle Settimane di Nuova Musica di Palermo, patrocinate da Luigi Rognoni, uno dei grandi mentori dimenticati della musica contemporanea in Italia. Anche se nei documenti originari il nome di Pennisi non compare, è stato molto vicino all’associazione Nuova Consonanza, tanto da essere citato tra i cofondatori assieme a Mario Bertoncini, Mauro Bortolotti, Aldo Clementi, Antonio De Blasio, Franco Evangelisti, Domenico Guaccero, Egisto Macchi, Daniele Paris. Nuova Consonanza è un’associazione romana fondata sul finire degli anni Cinquanta che è ancora oggi – dopo più di 50 anni di attività – pienamente coinvolta nella promozione della musica contemporanea italiana e straniera, avendo realizzato in questi anni 750 concerti, con più di 800 autori eseguiti, circa 3.000 composizioni di cui moltissime in prima esecuzione (assoluta, europea o italiana), per organici orchestrali, da camera, oltre a numerose rappresentazioni di teatro musicale, proiezioni di video.
Il CD di Stefano Cascioli, che si avvale delle note al booklet di Graziella Seminara, presenta una raccolta di 19 brani che costellano il percorso artistico di Pennisi dalla metà degli anni Cinquanta sino al 2000, anno della morte. I brani sono proposti in una successione cronologica e ben 8 sono in prima registrazione assoluta. Due di questi brani – che si sapevano eseguiti, ma che non si trovavano – sono stati recuperati dallo stesso Cascioli in un lavoro di indagine e attraverso i contatti personali con i fondi privati; il resto del catalogo pennisiano è, invece, custodito al Fondo Scotese della Biblioteca di storia della musica dell’Università della Sapienza di Roma e alla Biblioteca Nazionale di Santa Cecilia. Ai 18 brani, che appartengono a pieno titolo alla produzione musicale e che compongono l’integrale pianistica pennisiana, Cascioli ha voluto aggiungere anche la Raccolta di frammenti che sono, invece, pubblicati nel libro Deragliamento del 1984 (ed. Le parole gelate), un testo che si realizza in un “itinerario iconografico”, in cui le linee del pentagramma si trasformano in disegni che in appendice mutano in una serie di frammenti pianistici.
Questo sentiero pianistico di Francesco Pennisi, formato da brani che potrebbero essere definiti per la loro durata bagatelle, si è sviluppato accanto alla produzione, caratterizzata soprattutto da brani di più ampio respiro, vocali, da camera e orchestrali e da opere di teatro musicale. Le prime tre composizioni pianistiche risalgono agli anni tra il 1955 e il 1962 e mostrano un Pennisi sperimentatore, mentre gli altri brani abbracciano un arco di tempo che va dal 1980 al 2000 e ci propongono dunque un Pennisi maturo che si permette una maggiore libertà compositiva, deviazioni verso echi lisztiani, extraeuropei, barocchi e non avendo timore nel confrontarsi con “forme della storia musicale colta e popolare e che – affiorando dal ricordo – acquistano una dimensione sognante e incantata e restituiscono anch’esse quel paesaggio sonoro, visionario ed étrange che costituisce l’inconfondibile cifra poetica di Pennisi”. Il CD si conclude con Na nuttata tanta ranni, trasfigurazione di un canto popolare natalizio siciliano che idealmente chiude il cerchio della vita, dando “l’immagine della terra natale come luogo ‘mitico’, radicato in un passato irrimediabilmente perduto”.
Con le sue interpretazioni Stefano Cascioli ci accompagna gentilmente e con senso della misura lungo il precorso di riscoperta di un Francesco Pennisi meno conosciuto, ma non per questo meno interessante. Il CD rappresenta un omaggio nei 20 dalla scomparsa, uno dei pochi nel periodo di chiusura, causato dalla pandemia. Il booklet del CD porta nel frontespizio l’autoritratto che Pennisi fece di se stesso nel 1964.