Il canto partigiano, un momento identitario per la Slovenia
Dietro richiesta del Partizanski pevski zbor (Coro Partigiano) di Lubiana, dell’associazione Novi Kombinat e del Coro virile Slava Klavora di Maribor, il Ministero della Cultura sloveno il 22 maggio 2024 ha iscritto le canzoni partigiane nel Registro del patrimonio culturale immateriale.
Nella proposizione per l’iscrizione si legge:
“L’attività artistica dei cori e dei gruppi vocali come esecutori di canzoni partigiane e affini è fondamentale per la conservazione della tradizione musicale partigiana, non solo per la cultura della memoria, ma anche per la riproduzione del ricco patrimonio compositivo del XX secolo. Con i cambiamenti socio-politici degli anni ’90 del XX secolo, le canzoni partigiane hanno perso il loro significato, diventando persino un patrimonio musicale degradato e marginalizzato. All’inizio del XXI secolo, tuttavia, i cori hanno riscoperto il potenziale comunicativo delle canzoni partigiane, iniziando a inserirle anche nei contesti sociali e culturali contemporanei. Ciò ha portato a una nuova valutazione dell’importanza dell’esecuzione corale delle canzoni partigiane e di altre canzoni di resistenza come mezzo per preservare il patrimonio memoriale e culturale.”
La ricerca musicologica
Invitata dal musicologo sloveno Primož Kuret, nel 2007 ho fatto un lavoro di ricerca sul canto partigiano in Slovenia, un saggio che è stato pubblicato negli atti del convegno dedicato al compositore Marjan Kozina. Kozina, di cui oggi porta il nome la sala grande della Slovenska Filharmonija, è una dei compositori sloveni più importanti che è stato per alcuni mesi anche a Trieste.
Chi volesse leggere la mia ricerca sui canti partigiani, la trova in Academia.edu al link:
https://www.academia.edu/120402481/LUISA_ANTONI_PARTIZANSKI_SAMOSPEV_IN_MARJAN_KOZINA