Tra i numerosi intellettuali che sono stati costretti ad abbandonare Trieste e Gorizia a causa della crescente pressione fascista, c’è anche Karol Pahor, un musicista che è cresciuto e si è formato proprio tra le due città.
Il 27 novembre 2022 cade il 48° anniversario della morte.
Alcuni anni fa ho raccolto le informazioni della prima parte della sua vita in un saggio, pubblicato negli atti dell’annuale convegno Slovenski glasbeni dnevi (Le giornate musicali slovene), organizzato dal Festival Ljubljana.
L’introduzione contiene una breve descrizione della vita culturale e musicale del rione triestino, conosciuto come San Giovanni (Vrdela). Il padre di Karol, Štefan, che di professione faceva il giardiniere, vi si trasferì da Hudi Log nel Carso e creò una famiglia di quattro figlie e un figlio. Nel saggio descrivo i primi ricordi di musica di Karol Pahor con il suo particolare interesse per essa. La ricerca sugli anni di Pahor a Gorizia, dove ha frequentato la scuola magistrale slovena di formazione per insegnanti, ha dimostrato che lì si riuniva un gruppo di giovani artisti e intellettuali che in seguito si sono affermati nella vita culturale slovena.
Proprio queste frequentazioni rafforzarono la coscienza nazionale di appartenenza nazionale di Karol che negli anni del primo dopoguerra sostenne la costituzione dell’ Učiteljski pevski zbor (Coro dei Maestri) sotto la guida di Srečko Kumar. L’articolo è integrato da informazioni sulla formazione musicale di Pahor, avvenuta negli ambienti musicali triestini e conclusasi con il diploma al Conservatorio di Bologna.
Ecco il mio saggio (in sloveno) sugli anni triestini e goriziani di Karol Pahor.
Qui invece uno dei suoi brani più interessanti dal forte sapore di denuncia sociale, l’Očenaš Hlapca Jerneja (Padre Nostro del servo Jernej) per coro misto su testo di Ivan Cankar.