Nell’Ottocento Trieste era per chi cercava lavoro e una sistemazione una piazza molto interessante, piena di nuove opportunità. Nel 1873 arriva a Trieste da Lubiana Anton Hajdrih (Heidrich), nato il 9 gennaio 1842 e ultimo figlio di un sarto per signore che a Lubiana era diventato un importante commerciante. Dopo alcuni anni passati a studiare musica, con la speranza della famiglia molto religiosa che Anton si decidesse a vestire l’abito talare, il fratello maggiore – constatando che gli interessi del fratello vanno in altra direzione – gli consiglia di lasciare il seminario lubianese e iscriversi all’Accademia di musica di Praga.
Malgrado la buona volontà e il talento Hajdrih, a causa di problemi di salute, non riuscì a intraprendere la carriera di cantante d’opera come avrebbe voluto e nel 1867 abbandona gli studi e Praga.
Quando nel 1873 si viene a sapere di un corso per telegrafista a Trieste, Hajdrih decide di trasferirsi nella città giuliana per poter accedere a un lavoro statale. Malgrado avesse concluso il corso, non ebbe il posto, ma, nel frattempo, fondò un quartetto virile vocale che divenne molto apprezzato sia a Trieste che sul Carso.
Alla fine del 1874 divenne di direttore del coro dell’associazione tedesca di Trieste Eintracht, dirigendo contemporaneamente altri cori della comunità slovena, collaborando con la Slavjanska čitalnica (La sala di lettura slava) e componendo.
Di questa vivacità culturale ho scritto in nel saggio Trieste, dalla convivenza pacifica all’intolleranza razziale, qui il link.
Nel 1874 pubblica a Lubiana la sua prima raccolta Jadranski glasovi (Le voci dell’Adriatico) con 11 brani, tra cui su testo di Simon Jenko il brano per coro virile Jadransko morje (Il mare Adriatico), diventato uno dei suoi canti più popolari che ha significato sotto il periodo del fascismo un canto di ribellione.
Per migliorare la sua situazione economica Hajdrih chiede di poter insegnare e gli assegnano il posto di maestro a Roditti (Rodik) e anche qui fonda un coro. A causa dei frequenti spostamenti si ammala di tubercolosi e viene licenziato, nella speranza di poter guarire ritorna a Lubiana, dove invece muore il 3 giugno 1878.
La sorella Terezija ha mandato il lascito di Anton Hajdrih all’amico del fratello Valentin Kosovel che nel 1879 ha pubblicato la seconda raccolta dei Jadranski glasovi con altri 11 brani corali. Nel 1911 Kosovel ha voluto donare tutto il lascito di Hajdrih alla Glasbena matica, ma, come sappiamo, il 13 luglio 1920 l’istituzione musicale triestina perse tutti i suoi averi, gli archivi e gli strumenti nel rogo del Narodni dom, dove aveva la sua sede. Quindi i brani di Hajdrih che non sono stati pubblicati, sono diventati cenere.
Uno dei più longevi cori del territorio giuliano, il Coro virile di Prosecco, fondato nel 1887, inizialmente si era chiamato con il suo nome, per poi diventare invece il Coro virile Vasilij Mirk.